Area archeologica di Giancola

Un tuffo nella preistoria

Indirizzo

Strada di Torre Testa, ex SP41 Brindisi BR

GPS

40.68643079259, 17.86959528923

Un tuffo nella preistoria

Area archeologica di Giancola, sito già vissuto nel paleolitico e nel neolitico, luogo di produzione di anfore e approdo Romano, oggi Sito di Interesse Comunitario (SIC).

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Il toponimo Giancola deriva dal nome di battesimo di Giovanni Nicola Villanova, proprietario dell’omonima masseria costituita dallo stesso nel XVI secolo.

I limiti fisici dell’area umida del Canale Giancola, con l’annesso cordone dunario costiero e l’immediato entroterra, presentano una particolare importanza dal punto di vista delle condizioni ambientali favorevoli alla “vita” dell’intero bacino territoriale. Si tratta di un’importante testimonianza dell’ecosistema che caratterizzava in passato l’intera area costiera, con ampie aree paludose fonti di insorgenze malariche, bonificate nella prima metà del secolo scorso. Oggi l’area è un SIC, Sito di Interesse Comunitario, denominato “Foce Canale Giancola”, e rientra nella Rete Natura 2000 con numero di codice IT9140009 ed una estensione di circa 54 ettari. Sulle spiagge di Giancola è stata accertata la riproduzione della tartaruga (marina) Caretta Caretta, specie prioritaria per la Direttiva Habitat.

L’area è anche un sito di interesse archeologico: qui, infatti, sono stati ritrovati reperti del paleolitico, quando l’insediamento umano era formato di “raccoglitori di molluschi”, e dell’età del bronzo, quando la comunità, che conosceva la tessitura e la filatura, pur continuando a raccogliere molluschi e a catturare uccelli e pesci, iniziò la prima attività agricola e pastorale” e viveva in “capanne che avevano la base formata da grosse pietre sulle quali poggiavano i rami del conico tetto (G. Carito).

Nel sito di Lama Giancola sono stati rinvenuti elementi – selci, punte, ecc. – che hanno permesso di datare la presenza dell’uomo già nel periodo neolitico. La presenza dell’uomo fin da quei tempi testimonia la presenza di un habitat estremamente ricco di selvaggina, di un mare pescoso, di sorgenti di acqua dolce e della possibilità di ricoveri naturali tra le arenarie, che costituiscono i versanti ripidi della stessa valle imbrifera.

L’uomo del neolitico operava all’interno di un ecosistema ricavato in una valle imbrifera di recente costituzione (circa 20.000-25.000 anni) ed in terreni tipici della “conca di Brindisi”, costituiti da una copertura superiore di arenarie grossolane sovrapposte ad un’alternanza di sabbie e livelli arenacei, a loro volta poste al di sopra delle argille calabriane.

La presenza dell’uomo in tempi relativamente più recenti è stata accertata dalla scoperta di una fornace nella quale erano cotte le argille grigio-azzurre presenti sul fondo della valle del canale Giancola. In epoca romana, infatti, Giancola rappresentava, unitamente ad Apani, il sito di produzione di anfore per il trasporto di vino e olio in numerosi porti del Mediterraneo. Sono di epoca romana i ruderi delle fornaci rinvenuti e utilizzati per la produzione di anfore vinarie (figg. 1 e 2). Le campagne di scavo furono avviate negli anni ’80, condotte dal prof. Daniele Manacorda dell’Università di Siena, in collaborazione con il Museo Provinciale, e dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia, con cui collaborò anche l’archeologa brindisina Paola Palazzo.

Nel 1998 fu rinvenuta una villa di età romana, sempre sulla sponda orientale del Canale Giancola, a circa 1 km a sud delle fornaci, a fulcro di una azienda agricola. La villa era caratterizzata da una zona riservata alle abitazioni e da un’area adibita alle lavorazioni; di quest’ultima faceva parte la cella vinaria, un vano di m 14,5 x 15, utilizzato per la conservazione del vino in grossi contenitori infossati detti dolia (ne sono stati ritrovati 19). All’interno della cella anche una vasca di lavorazione delle uve e di fermentazione del mosto. Qui furono recuperati numerosi cocci ed una interessante statua in marmo raffigurante Bacco.

La Via Traiana insiste lungo il tracciato oggi interessato approssimativamente dalla S.S.379, a poca distanza dalla linea di costa, passando in prossimità dell’attuale Santuario di S. Maria di Jaddico, costeggiato dal corso fluviale e che sorge inglobando i resti (muratura con parte dell’abside, con l’effige della Madonna) dell’antica Chiesa del Gallico, o Madonna del Gallico (fig. 3), la cui costruzione si fa risalire agli Ordini cavallereschi (D. Amodio). E’ certo, da quanto risulta dagli atti notarili, che la chiesa sia appartenuta all’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, detti anche Giovanniti, poi Cavalieri di Rodi e infine Cavalieri di Malta.

Il sito di Giancola è stato, quindi, luogo vissuto già nel paleolitico e nel neolitico, approdo Romano e luogo di produzione di anfore, nonché tappa dei pellegrini e dei crociati prima dell’ingresso a Brindisi.

Dall’aprile del 2015, grazie all’estensione della via Francigena del Sud da Roma sino a Brindisi, il cammino da Apani a Brindisi passando per il sito di Giancola è parte dell’Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa.

Note bibliografiche:

– Dario Amodio, Il Muro di Jaddico, d Ed. del Santuario Santa Maria Madre della Chiesa, Latiano (BR), 2008
– Giacomo Carito, Brindisi Nuova Guida, Ed. Prima 1993-94
– Daniele Manacorda e Silvia Pallecchi, Le fornaci romane di Giancola (Brindisi), Edipuglia, Bari, 2012 
– Paola Palazzo, Le anfore di Apani (Brindisi), Scienza e Lettere ed., Roma, 2013


A journey into prehistory

Archeological area of Giancola, location already inhabited in the paleolithic and in the neolithic era. Area of production of amphoras and Roman harbor, today it is Site of Community Interest (SCI).

Giancola’s toponymy derives from the first name of Giovanni Nicola Villanova, owner of the homonymous farm built by the same Villanova in the XVI century.

Physical boundaries of the humid area of the Giancola Canal, of the annexed sand coastal dunes, and of the immediate hinterland, are particularly relevant from the perspective of the creation of favorable environmental life conditions of the entire catchment area. It is important evidence of the ecosystem which in the past characterized the entire coastal area, made of wide marshy areas responsible for malaria. It was cleared in the mid-twentieth century. Today the site, which has an extension of roughly 54 hectares, has been declared “Communty Site of Interest” (CSI) and named “mouth of Giancola’s Canal”. It is part of the “Nature 2000 network”, indicated with the code number “IT9140009”. On the beaches of Giancola the presence of loggerhead sea turtle (Caretta caretta), priority species for the Habitats Directive, has been ascertained.

The area is also a site of archeological interest: here there have been found Paleolithic Age and Bronze Age artifacts. In the Paleolithic Age the human settlement was composed of shellfish harvesters. These communities, also specialised in weaving and spinning, started to carry out agricultural and pastoral activities in the Bronze Age, while continuing to harvest shellfish and to catch birds and fishes. They used to live in huts with a basement of big stones, which represented the basis of the branches that composed the conic roof (G. Carlito).

The finding of elements like arrowheads and flints in the site of Lama Giancola allowed to date the presence of humans even in the Neolithic period. This demonstrates the existence of a habitat rich in game, of a sea full of fish, of freshwater springs, and of natural shelters between the sandstones. They represents the steep slopes of the basin valley.

The man of Neolithic worked within a ecosystem based on the basin valley built roughly 20-25 thousand years ago. The ecosystem was also based on lands characteristic of the valley of Brindisi, which consisted of a top layer of coarse sandstone. They were superimposed on a layer made of sand and sandstones, which were, in turn, superimposed on Calabrian clays.

The presence of human being in relatively more recent times has been ascertained by the finding of a furnace in which were cooked the gray-blue clays coming from the bottom of the Giancola Canal’s valley. Indeed, in Roman Age Giancola represented, together with Apani, the location of production of amphoras for the transportation of wine and oil to numerous Mediterranean ports. To this extent, the ruins of furnaces found in the area, used for the production of wine amphoras, are from the Roman Age (figures 1 and 2). Excavation works started in the Eighties’, leaded by professor Daniele Manacorda from the University of Siena, in cooperation with the Provincial Museum and the Superintendence for Archaeological Heritage of Puglia. Brindisi’s archeologist Paola Palazzo cooperated with them.

In 1998 a villa from Roman age, the heart of a farm, was found on the eastern bank of Giancola Canal, only 1 km far from the furnaces. The villa was characterized by a residential area and a working area. The wine cell belonged to the latter; it was an area of 14.5 x 15 meters, used for the storage of dolias, large containers of wine (19 of them have been found). Inside the cell there was also a tank for the processing and of grapes and the fermentation of must. Here, there were found numerous shards and an interesting marble statue of Bacco.

The Via Trajana still exist on the path that today roughly correspond to S.S. 379, not far from the coastline and close to the S. Maria of Jaddico Sanctuary. This one is bordered by the river, and it embolden the rests (walls with parts of the apse, with the effigy of the Madonna) of the ancient Church of Gallico (also known as Our Lady of Gallico, fig. 3), built by Orders of chivalry (D. Amodio). In fact, the church belonged to the Order of Knights of the Holy Sepulchre (also known as Hospitallers), first; to the Knights of Rhodes, then; and to the Knights of Malta, finally.

The site of Giancola, therefore, has been a location already inhabited in the paleolithic and in the neolithic era; a Roman harbor and site of production of amphoras; a stop for pilgrims and crusaders before their entry into the city.

Since April 2015, the route from Apani to Brindisi, passing through the site of Giancola, is part of the Cultural itinerary of the Council of Europe, thanks to the extension of the Via Francigena from the south of Rome to Brindisi.

Bibliographic notes:

– Dario Amodio, Il Muro di Jaddico, d Ed. del Santuario Santa Maria Madre della Chiesa, Latiano (BR), 2008
– Giacomo Carito, Brindisi Nuova Guida, Ed. Prima 1993-94
– Daniele Manacorda e Silvia Pallecchi, Le fornaci romane di Giancola (Brindisi), Edipuglia, Bari, 2012 
– Paola Palazzo, Le anfore di Apani (Brindisi), Scienza e Lettere ed., Roma, 2013