Case minime

Le tradizionali abitazioni per i poveri

Indirizzo

Vicolo Moricino, 72100 Brindisi BR

GPS

40.640326108073, 17.944042682648

Una rara traccia di tecnica costruttiva di derivazione medievale

Case minime a cannizzo (1714), tradizionali abitazioni per i poveri, così dette per la copertura a doppio spiovente con canne di palude e coppi.

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A Brindisi esiste una tipologia edilizia tradizionale e relativa all’architettura povera: questa è quella delle case a cannizzo.

Proprio nei pressi di dove nel 1664 erano state istituite le prime scuole pubbliche della città ad opera dei Padri Scolopi (scheda n.27, Le Scuole Pie), grazie alla concessione in affitto (enfiteusi) del convento francescano della vicina chiesa di S. Paolo eremita, in località prospiciente la chiesa di S. Teresa fu progettata e realizzata una lottizzazione di case per i poveri, un isolato (fig.1) composto da 27 case che avevano solo una stanza ed un ortale, dette case minime, realizzate secondo la tradizionale tecnica del cannizzo.

Dalla Platea che riporta l’inventario dei beni della chiesa di S. Paolo, conservata presso la Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo”, si ricava che queste furono costruite nel 1714 ad opera dei mastri fabricatori Vincenzo Pagliara e Leonardo Sergio.

Le case a cannizzo hanno tetti spioventi, realizzati con travi in legno, solo che invece del tradizionale assito, ovvero delle assi di legno inchiodate alle travi, il supporto ai coppi era assicurato da arelle di robuste canne di palude, dette cannizzo, spesso sigillate con una malta a base di cocciopesto, impasto contenente polvere e micro pezzi di argilla.

Le case a cannizzo sono testimonianza di una tipologia edilizia e di una tecnica costruttiva povera di derivazione medievale. In città ormai sono pochissime quelle ancora visibili, tra queste le case minime di vico de Moricino, benché oggi in fase di ristrutturazione ad opera di privati, mentre una cella antica è ancora visibile all’interno del giardino del Tempio di S. Giovanni al Sepolcro, sebbene versi in condizioni di fatiscenza.

Note Bibliografiche:

– Platea dell’inventario dei beni della chiesa di S. Paolo, Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo”


A rare trace of medieval construction technique

Minimal houses at “Cannizzo” (1714), traditional dwellings for poor people. Their name refers to their double-sloped roof, made with reeds and tiles.

In Brindisi there is a traditional building type related to poor architecture: it is the one of the houses “a cannizzo”.

A hosing developing project for poor people was designed and developed in a location facing the church of S. Teresa. It was in proximity of where in 1664 the first public schools of the city were created by Piarist Fathers (n. 30 of the itinerary). The project was realized thanks to the lending (emphyteusis) to the Franciscan convent of the church of S. Paolo the hermit. The project consisted of 27 houses, called “minimal houses”, made only by a room and a courtyard, built according to the traditional technique “a cannizzo”

They were built on 1714 by the “mastri fabricatori” Vincenzo Pagliara and Leonardo Sergio, as reported by inventory of the assets of the church of St. Paul, cherished in the Archiepiscopal library “A. De Leo”

Houses “a cannizzo” presents sloped roof made by wood beams, but instead of the traditional boarding, that is wooden planks pinned to the beams, tiles are supported by robust reeds of arelle, called cannizzi, largely available in the territory. On them laid the bole, a mixture based on lime, earth and coarse tuff sand, and sometimes also straw. It could be both in extrados (thicker, up to 4 cm) or intrados (with a plaster thickness of roughly a couple of cm). Houses “a cannizzo” are evidence of a building typology and of a poor construction technique, of medieval origins. Few houses of this type are still visible in the city, among them the ones of “vico de Moricino”, even though today they are being remodeled by private individuals. Another ancient cell is still visible inside the garden of the Temple of S. Giovanni al Sepolcro, but it is in a state of dilapidation.

Bibliographic notes:

– Platea dell’inventario dei beni della chiesa di S. Paolo, Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo”