L’Ospitale di San Martino XII sec.

L’ Ospitale utilizzato dai Cavalieri Teutonici

Indirizzo

Corte Passante, Brindisi

GPS

40.637776, 17.9417874

Un luogo di accoglienza e di cura dei pellegrini in transito per la Terra Santa o di ritorno da Gerusalemme

L’ Ospitale di San Martino, XI sec., utilizzato dai Cavalieri Teutonici

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L’antico Ospitale di San Martino è probabilmente l’unico ospitale del periodo medievale che è ancora esistente, se pure modificato nel corso dei secoli, proprietà privata recentemente restaurata. Si ritiene sia stato realizzato sul finire dell’XI secolo per conto dell’Ordine monastico Benedettino, unitamente alla Chiesa di San Benedetto, quale luogo di accoglienza e di cura dei pellegrini in transito per la Terra Santa, o di ritorno da Gerusalemme, e poi utilizzato prevalentemente dai Cavalieri Teutonici, vista la vicinanza alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, che sorgeva nei pressi dell’attuale Castello Svevo. La zona ricompresa tra San Benedetto e Santa Maria Alemanna, infatti, era frequentata prevalentemente dai pellegrini e cavalieri tedeschi – anche semplicemente per un fatto linguistico – i quali furono formalmente riconosciuti come Ordine Religioso Cavalleresco con bolla di Innocenzo III nel 1198 – 1199. Anche il Vacca, nel riportarci le note del Moricino, parla della chiesa di S. Martino, ch’era hospidale d’oltremontani. Sebbene la chiesa sia andata distrutta, il toponimo di San Martino, ci dice ancora il Vacca, rimase in uso sino all’800.

Come i Templari e i Giovanniti, anche i Teutonici si dedicarono all’assistenza dei pellegrini e alla difesa dei luoghi santi. Nati come Fratres hospitalis Sanctae Mariae Theutonicorum Ierosolimitanorum, i Cavalieri Teutonici – che riservarono un ruolo alle donne, sempre attive e presenti nei ranghi dell’Ordine, specie per l’assistenza ai feriti e agli ammalati – mutuarono il loro nome dalla chiesa, con annesso un ospizio, dedicata a Santa Maria e situata a sud-est di Gerusalemme, sito ove si stabilirono i pellegrini ed i cavalieri tedeschi giunti in Terra Santa al seguito degli imperatori Federico Barbarossa prima ed Enrico VI dopo.

L’Ospitale di San Martino (ospitale, radice che comprende l’ospitalità e la cura), cui era annessa l’omonima chiesa, risulta certamente attivo nel 1218; nell’area cimiteriale adiacente furono sepolte le vittime della peste del 1227 (in realtà trattavasi di malaria), tra cui molti crociati radunatisi a Brindisi per la VI crociata sotto la guida di Federico II di Svevia, resti ancora visibili ai tempi del Moricino, nel XVI – XVII sec., come da lui stesso asserito e riportato dal Vacca. Era noto che l’ospitale dovesse essere nella zona della chiesa di S. Maria degli Angeli (fig. 1), ma la certezza della sua esatta collocazione si è avuta solo di recente, grazie ai lavori realizzati dalla proprietaria arch. Mina Piazzo.

L’Ospitale di San Martino fin dalla sua realizzazione è appartenuto alla Chiesa; con la soppressione degli Ordini religiosi, avvenuta nel corso del XIX sec. e conclusasi definitivamente con l’Unità d’Italia, è stato venduto a privati, che lo ristrutturarono ed ampliarono con grave pregiudizio dell’impianto medievale; all’epoca, infatti, ciò che era antico veniva spesso considerato vecchio, nel senso di privo di valore, e ciò che non si demoliva veniva il più delle volte occultato all’interno di nuove murature. Dell’edificio originale rimaneva intatta la cortina edilizia sul retro, che si affaccia su Corte Passante, oltre a parti strutturali rinvenute in interno, tra le quali archi bicromi (fig.3), una nicchia con un antico lavandino lapideo (fig.4) e simboli e scritte incisi su parti murarie (fig.5 e 6).

L’edificio originale, racconta l’arch. Piazzo, molto probabilmente era organizzato in un unico grande ambiente, scandito da archi trasversali mediani e suddiviso in parti differenti grazie a dislivelli sottolineati da ulteriori archi nel senso longitudinale, che quasi certamente sottendevano differenti usi, come, ad esempio, la zona utilizzata da chi gestiva la struttura rispetto agli ambienti destinati all’ospitalità di pellegrini e viandanti. Planimetricamente i segni, messi a sistema, originano una croce latina iscritta nel rettangolo d’impianto dell’edificio (fig.2), importante richiamo alla spiritualità che l’edificio in se’ voleva trasmettere già attraverso la sua stessa configurazione. Ciò rientra nei canoni dell’epoca riguardo l’arte del costruire edifici legati al culto religioso, in quanto già dalla configurazione planimetrica veniva evocato e trasmesso il desiderio di spiritualità ed identità religiosa che avevano dato origine alla stessa costruzione dell’immobile. Ne è un esempio lampante il Tempio di San Giovanni al Sepolcro, poco distante dall’Ospitale di San Martino, riproposizione dell’Anastasis del Santo Sepolcro di Gerusalemme. L’evocazione conforta ed esorta i fedeli, ed allo stesso tempo realizza un forte legame identitario di appartenenza.

Note Bibliografiche:

– Rosanna Alaggio, Il Medioevo nelle città italiane – Brindisi, Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto, 2015
– Nicola Vacca, Brindisi ignorata, ed. Vecchi & C., Trani (BA), 1954
– Mina Piazzo, L’Ospitale di San Martino a Brindisi, XI sec., in L’itinerario culturale della Via Francigena nel Sud, Atti del convegno di studi, Schena ed., Fasano (BR), 2021


A place of welcome and care for pilgrims in transit to the Holy Land or returning from Jerusalem

The hospital of S. Martino, XI century, used by Teutonic Knights.

The ancient hospital of S. Martino is likely to be the only Medieval hospital that still exists, even though it has been modified during the centuries. Indeed, today it is a private property recently restored. It is believed that it was used at the end of the XI century on behalf of the Benedictine Monastic Order, together with the church of San Benedetto, as a place where pilgrims in transit to or from the Holy Land were welcomed and cared. It was then used mainly by Teutonic knights because of its proximity with the church of Santa Maria Alemanna, nearby the Swabian Castle. The area between San Benedetto and Santa Maria Alemanna, indeed, was frequented by pilgrims and German knights (due to language reasons), who were formally recognized as Religious Knightly Order by papal seal of Pope Innocence III in 1198-99. Vacca, reporting Moricino’s notes, talks about the church of S. Martino, which “was hospital of ultramontane”. Albeit the church has been destroyed, the toponymy of S. Martino, Vacca continues, remained in use until the XIX century.

As Templars and Giovanniti, also Teutonic knights devoted themselves to assist pilgrims and to defend the holy places. Their original name was Fratres hospitalis Sanctae Mariae Theutonicorum Ierosolimitanorum, borrowed from the church and the hospice dedicated to Our Lady Mary, located south-east of Jerusalem. Pilgrims and German Knights settled there when arriving in the Holy Land, following the emperors Frederick Barbarossa, first, and Henry VI, later. Teutonic Knights reserved a special role to women, who were always active and present in the folds of the Order, especially for the care of sick and wounded people.

The hospital of S. Martino (its semantic root includes the hospitality and care) and the annexed homonymous church were already functioning in 1218. In the burial ground adjacent to the hospital there were buried victims of the plague in 1227 (in reality it was malarial fever). Among them there were numerous crusaders gathered in Brindisi for the VI crusade, under the guidance of Frederick II the Swabian. The rests were still visible at Moricino’s times, between XVI -XVII century, as himself claimed and as reported by Vacca. It was known that the hospital should had been placed in the area of the church of S. Maria degli Angeli (fig. 1) but there were no certainties about its precise location until recent times, thanks to the works made by the building owner, the architect Mina Piazzo.

The hospital of San Martino belonged to the Church since its foundation. When religious orders were abolished, in the XIX century (process concluded with the Unification of Italy) it was sold to private individuals, who renovated and enlarged it, compromising the medieval structure. Indeed, at that time what was ancient was considered old and valueless. What was not destroyed was concealed inside new walls. Of the original building was kept only the building curtain behind the building, which looks onto Corte Passante; and some structural internal parts, like dichromatic arches (fig. 3), a niche with an old stone washbasin (fig 4), and some symbols and epigraphs engraved on the walls (figures 5 and 6).

The original building, as the architect Piazzo says, it was likely organized in a big single room, separated with transversal arches and divided in different parts by gradients indicated with some longitudinal arches. These areas were likely used for different purposes, namely the welcome and accommodation of pilgrims and travelers, or the area dedicated to whom managed the structure. Planimetrically the pattern form a Latin crux inside the rectangle of the building installation (fig. 2). This is an important call for the spirituality and for the religious identity, conveyed by the configuration of the building. It is part of the canons of the time regarding the art of the construction of religious buildings. It is confirmed by the structure of the Temple of San Giovanni al Sepolcro, not far from the Hospital of San Martino, recalling the ”Anastasis del Santo Sepolcro di Gerusalemme” (Holy Sepulcher-Anastasis of Jerusalem). The evocation comforts and exhorts the faithful, creating, at the same time, a strong feeling of belonging.

Bibliographic notes:

– Rosanna Alaggio, Il Medioevo nelle città italiane – Brindisi, Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto, 2015
– Nicola Vacca, Brindisi ignorata, ed. Vecchi & C., Trani (BA), 1954
– Mina Piazzo, L’Ospitale di San Martino a Brindisi, XI sec., in L’itinerario culturale della Via Francigena nel Sud, Atti del convegno di studi, Schena ed., Fasano (BR), 2021